Abbiamo bisogno delle risposte efficaci all’aggressione russa in Ucraina

È già il secondo mese di un confronto davvero epico tra l’Ucraina e la brutale aggressione senza precedenti della Russia. La guerra, che l’Ucraina è costretta a fare, senza esagerazione, è diventata la guerra di tutto il popolo ucraino.

 Le forze armate ucraine stanno distruggendo il nemico sul campo di battaglia, l’economia sta lavorando al limite, dove la situazione lo consente, i volontari hanno assunto molte funzioni dello Stato per aiutarlo, i medici non escono dalle sale operatorie per giorni, salvando le vite delle persone, i soccorritori eliminano quasi continuamente le conseguenze dagli attacchi dei razzi e bombe.

In tutta l’Ucraina e anche nell’area delle ostilità attive, nelle regioni di Kherson, Zaporizhzhia, Mykolaiv, la campagna di semina è in corso. Le persone, stando nei paesi lontani dalla guerra, hanno difficoltà a crederci. Ma è così!

Senza esagerare possiamo dire che la stragrande maggioranza degli ucraini, non solo in Ucraina, ma anche in tutti il mondo, aiuta la loro Patria in ogni modo possibile, avvicinando la propria vittoria.

Oggi è già evidente che l’intero mondo civile è dalla parte dell’Ucraina. Il Paese riceve aiuti umanitari, molti Paesi ospitano milioni di donne e bambini in fuga dalla guerra. Migliaia di manifestazioni a sostegno dell’Ucraina sono diventate una normalità per le città d’Europa, Stati Uniti, Canada e Giappone.

Sinceramente va notato che molti paesi non si limitano agli aiuti umanitari, fornendo selettivamente all’Ucraina armi letali difensive. Ma la situazione si sta evolvendo in modo tale che dobbiamo affermare che questa assistenza non è sufficiente.

Sfortunatamente, il mondo si sta comportando come ci si è abituato durante il tempo di pace. Spesso la realtà è tale che la coscienza si rifiuta di percepirla. Le azioni reali, adeguate ed efficaci sono ostacolate da ripetute riassicurazioni, scrupolosità, tendenze a seguire norme e procedure formali burocratiche. Quello che è la chiave per uno sviluppo in tempo di pace è un enorme problema in tempo di guerra.

Bisogna ammettere che gli esperti russi nel campo dell’informazione e dell’influenza psicologica hanno studiato “l’Occidente” come un futuro nemico, hanno trovato i suoi punti più vulnerabili e, di conseguenza, hanno sviluppato una strategia efficace per attuare le tattiche psicologiche che, insieme alla componente militare, sono la forza d’urto più importante nella dottrina della guerra ibrida.

Una tecnica semplice, ma purtroppo efficace, è stata “l’eufemizzazione” del concetto di guerra, cioè la sua sostituzione con l’espressione “operazione militare speciale”, il che fa gli avvocati ritrovarsi in un vicolo cieco, siccome già da più di un mese loro cercano nelle fonti del diritto internazionale di trovare una risposta alla domanda se ci sono segni legali di guerra nelle azioni della Russia e se ci sono convenzioni e altre fonti del diritto internazionale in cui viene utilizzato questo concetto.

Non è la prima volta che la Russia usa questa tecnica di “confusione”. “Obbligo alla pace” nel 2008 in Georgia, “non ci siamo (ed. i nostri soldati non si trovano lì)” in Crimea e Donbass nel 2014, “assistenza internazionale al fraterno popolo siriano” ad Aleppo siriano nel 2021. E questo non è un elenco finito di “distorsioni della realtà” da parte della Russia. Sfortunatamente, questa tecnica funziona ancora in modo efficace. La giustizia dei paesi civili è “impantanata” nella casistica del diritto internazionale e non può reagire correttamente ai crimini commessi. Nelle condizioni attuali la Russia, per così dire, spinge al pensiero: “non c’è argomento, non c’è risposta!” La Russia provoca: “Cercate di dimostrare che questa è davvero una guerra. Provate a dimostrare l’ovvio!”

Cosa si può fare in questa situazione? È necessario, ovviamente, ritrovare il buon senso alla legge, cioè riconoscere l’ovvio senza indagini aggiuntive ed escludere ogni possibilità che la Russia abusi della legge. Le decisioni dei tribunali devono essere veloci e assolutamente inequivocabili per evitare la possibilità di un’interpretazione “conveniente” per la Russia. È giunto il momento di prendere non solo decisioni giuridiche “raffinate”, ma anche decisioni politiche e legali. A tutti gli organizzatori e autori di crimini russi deve essere trasmesso un messaggio: “i vostri metodi non funzionano più, siete responsabili dei vostri crimini!”

C’è qualche progresso in questa direzione. Il 7 marzo, durante le udienze presso la Corte internazionale di giustizia sui provvedimenti provvisori nella guerra “tra Russia e Ucraina” sulla base della Convenzione sul genocidio il professore dell’Università di Yale Harold Khonju Koh, che rappresenta gli interessi dell’Ucraina, ha delineato la posizione di Ucraina e le misure provvisorie richieste. Nel suo discorso molto emotivo è stata avanzata una argomentazione politica riguardo all’importanza a lungo termine della decisione della Corte in questo caso per tutto il diritto internazionale e l’ordine legale mondiale.

Hongju Ko ha chiesto alla Corte di riconoscere che la Russia, essendo membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, sta commettendo un atto di aggressione pianificato e non mascherato contro il suo vicino sulla base di accuse insensate di “genocidio”. Inoltre ha aggiunto: “In tali condizioni la Corte non ha semplicemente il diritto di mostrare debolezza”.

Il professor Hongju Koh ha sottolineato l’importanza della precedente decisione della Corte che dovrebbe “accendere una scintilla” nel lavoro di altre istituzioni internazionali che si occupano dell’aggressione russa, dei crimini di guerra e delle violazioni dei diritti umani.

Secondo lui, “questo è un conflitto tra la Russia e l’ordinamento giuridico mondiale, formato dopo la seconda guerra mondiale. L’impossibilità della Corte con le sue decisioni di opporsi a tutto ciò sarà una conferma del crollo dell’ordinamento giuridico mondiale e dell’impotenza dell’ONU, insieme alla Corte stessa”.

Le argomentazioni addotte dall’autorevole avvocato non erano puramente legali, ma politiche e giuridiche. Tuttavia, le sue argomentazioni hanno funzionato, il che è un altro precedente. Il 16 marzo il Presidente della Corte Internazionale di Giustizia Joan Donoghue ha annunciato la decisione della Corte Internazionale di Giustizia: “La Federazione Russa dovrebbe, in attesa di una decisione definitiva sul caso, sospendere le ostilità iniziate il 24 febbraio 2022 sul territorio dell’Ucraina”.

Questa decisione della Corte internazionale di giustizia diventerà il punto di partenza per ottimizzare le attività pratiche dei tribunali internazionali nei casi di crimini russi in Ucraina.